Capitolo 16 )                   Strutture  ricorsive

 

 

Nell’introdurre i filtri numerici (capitolo 14) si è constatato che una costante di tempo rappresenta la forma più semplice di filtraggio passa-basso di un segnale.

 

Riprendendo in considerazione quanto detto a proposito del circuito RC (capitolo 7) che è appunto una tipica costante di tempo, si  ha che l’equazione che lega l’andamento dei segnali  v  d’ingresso e  vc d’uscita con  i parametri caratteristici del circuito,  R  e  C, è:

 

                                                      

 

Se ora, invece di applicare le trasformazioni di Laplace come è stato fatto al capitolo 7, si risolve questa equazione differenziale col metodo delle differenze finite, cioè con intervalli di tempo finiti anzichè infinitesimi, si ottiene:

 

                                                                               

 

dove  vct  è la tensione d’uscita all’istante  t ,  mentre  vct-1  è la tensione all’istante  t - Dt , con  Dt  intervallo di campionamento.

 

Questo permette di ottenere, indicando con   T = R·C   la costante di tempo,

 

                                    

 

e di risolvere  quindi  l’equazione differenziale di partenza con operazioni puramente aritmetiche.  Ovviamente la soluzione è approssimata e si avvicina sempre più a quella esatta nella misura in cui  Dt  tende a zero.

 

La struttura di calcolo relativa a questa soluzione può essere rappresentata come in Fig. 16.1, indicando con  x  e   y   i segnali rispettivamente d’ingresso e d’uscita, e con  a   e   b   le costanti moltiplicative (espressioni fra parentesi).

 

Si noti che  per il caso della costante di tempo è  a + b = 1.

 

 

Fig. 16.1   -    Struttura di calcolo di  una costante di tempo.

 

 

 

 

 

Il blocco indicato con   z-1   è un  ritardo di  tempo  di durata  Dt  sec, che fornisce in uscita all’istante  t  il valore che si era presentato al suo ingresso all’istante precedente  t-Dt.

 

La notazione   z-1   fa riferimento ad una particolare forma di trasformate, note come  trasformate  z , simili a quelle di Laplace, ma valide essenzialmente per segnali discreti, quindi adatta proprio agli apparati digitali.

 

La trasformazione di una funzione discreta  f(n), campionata ogni  Dt. quindi in cui  t = n·Dt.  (con  n  da 0 ad ¥), e con  f(n)=0  per tutti i valori di  n<0,  è

 

                                                           

mentre l’antitrasformata è                  

                                           

 

Per l’uso di queste trasformazioni si rimanda alle appendici.

 

Per ora  è importante notare che la struttura di calcolo presenta una forma di  retroazione  del segnale d’uscita, che quindi influisce sulla sua stessa formazione.

Ciò comporta  un certo mantenimento del segnale in uscita, teoricamente  all’infinito,  anche se viene a mancare il segnale d’ingresso.

 

Per tale caratteristica le strutture di questo tipo vengono chiamate oltre che  ricorsive, anche  IIR (Infinite Impulse Response).

 

Interpretando il significato fisico dei coefficienti nella struttura di  Fig.16.1, si può dire che  b   rappresenta il decadimento naturale del segnale d’uscita. infatti in assenza del segnale d’ingresso (x=0) l’uscita  y  (supposto che abbia già raggiunto un valore ¹0) decade con   bn  (essendo  b<1, y tende a 0 per n®¥).

Il coefficiente  a  rappresenta invece il fattore d’incremento che il segnale d’ingresso provoca ogni  Dt  su quello d’uscita. 

 

Inoltre è interessante notare che la stessa struttura è più generale della sola costante di tempo: infatti se i coefficienti  a  e   b  non sono fra loro complementari ad 1, si possono avere comportamenti diversi da quanto visto.

In particolare se  b = 1,  cioè non vi è decadimento naturale del segnale d’uscita, il sistema diventa un  integratore, con  a  come costante d’integrazione.

In questo caso, se il segnale d’ingresso è un gradino di valore  x ,  si ha un’uscita  y  crescente linearmente  con  pendenza   x·a/Dt.

 

 Ma la struttura può essere ampliata con più stadi di ritardo nella retroazione, quindi con diversi coefficienti   b1 , b2 ..... bp ed inoltre è possibile aggiungere anche stadi di ritardo al segnale d’ingresso, esattamente come nelle strutture non-ricorsive, con coefficienti   a0 , a1 ..... aq.

 

La  Fig. 16.2 rappresenta il caso più generale di una struttura di questo tipo, in cui i numeri di coefficienti  p  e  q ,  rispettivamente nel numeratore e nel denominatore della funzione  in  z,  ed i valori dei singoli coefficienti stabiliscono il comportamento del blocco, cioè come questo trasforma il segnale d’ingresso  x  in segnale d’uscita  y.

 

 

 

Fig. 16.2   -    Struttura  generalizzata  della funzione  H(z).

 

 

 

La funzione  di trasferimento  in  z  è  quindi espressa da:

                                             

con  p  da  0  al  massimo  numero di ritardi del segnale d’ingresso  e  q  da  1 al massimo numero di ritardi  del segnale d’uscita.

Ciò permette una semplice  svolgimento del calcolo nel dominio del tempo con i p  campioni del segnale d’ingresso ed i  q  campioni del segnale d’uscita e ricavati negli istanti precedenti  t, moltiplicati per i rispettivi coefficienti:

          yt  =  a0·xt + a1·xt-1 + a2·xt-2 +  .......  +b1·yt-1 + b2·yt-2 +  ........

 

Questo è un importantissimo metodo, che permette di esprimere, sia pure in forma approssimata, il comportamento di  qualsiasi sistema  di trasferimento.

 

Infatti tale struttura non riguarda solo i filtri veri e propri, ma il concetto può essere esteso a qualsivoglia blocco che elabora un segnale per generarne un altro.

 

Certamente il problema pratico è quello di determinare  il numero degli stadi e soprattutto i valori dei coefficienti  necessari ad esprimere un certo comportamento e gran parte del seguito sarà quindi dedicato ai metodi di ricerca di tali valori, cioè in definitiva al tentativo di ricavare dei  modelli  numerici dei blocchi più significativi.

 

Data la sempre maggior importanza della  simulazione  numerica nello studio di  apparati  industriali, verranno nel seguito anche illustrate le procedure di impiego di tali modelli, soprattutto in apparati di  regolazione automatica.